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Il bello della “diretta”

Abbiamo appreso che domenica scorsa un parroco, don Giuseppe Cassandro, della chiesa di sant'Ambrogio di Pionca, ha annunciato ai fedeli dal pulpito liturgico le sue dimissioni, per i suoi contrasti con il sindaco a proposito di una faccenda legata all'acquisto da parte del Comune dell'asilo parrocchiale da ristrutturare, che però non avrebbe coperto per l'intero pattuito la spesa necessaria alla ristrutturazione esponendo la parrocchia ad un prestito ponte di circa 600.000 euro. Storie di presunte promesse non mantenute, di asili parrocchiali formalmente comunali, di interessi privati in contrasto con gli interessi pubblici.
Sulla cosiddetta sussidarietà una nostra idea ce l'abbiamo. Per una trattazione esaustiva sull'argomento rinviamo all'articolo del nostro segretario nazionale Raffaele Carcano “Tutti pazzi per la sussidarietà” pubblicato nel sito nazionale UAAR.it. Il volontariato, se volontariato è, non dovrebbe pretendere nulla dallo Stato, altrimenti non si capisce perché le istituzioni pubbliche non dovrebbero con i propri mezzi sopperire ai bisogni delle fasce cosiddette deboli. E, come si dice talvolta, lo Stato non è in grado di far fronte a quei bisogni e allora si affida alla buona volontà di tanti enti caritativi ed associazioni che si occupano del sociale, quantomeno sarebbe il minimo pretendere la “pari opportunità” per tutti i soggetti in campo senza la solita corsia preferenziale alle chiese e, segnatamente, a quella cattolica. Vinca, come negli appalti, il più capace, il più affidabile, il meno oneroso per la collettività e sopratutto quello che rispetta meglio la pluralità delle visioni religiose e delle concezioni atee delle famiglie italiane; perché chi non è cattolico deve affidare l'educazione dei suoi figli a chi ha per scopo l'educazione religiosa cattolica dei bambini?
Dopo il merito della questione, entrando sulle modalità, ci lascia perplessi la scelta di don Cassandro, che, peraltro a casa sua può fare quello che vuole. Ma considerare una celebrazione liturgica, che nonostante siamo atei ci pare di ricordare è “il memoriale della morte e resurrezione di Cristo”, alla stregua di un reality show, per fare annunci ad effetto, ci è sembrato un po' sopra le righe. Con un risvolto finanche comico: le dimissioni da parroco a causa dei contrasti con il sindaco assomigliano troppo alla separazione dalla moglie perché si è litigato con il superiore al lavoro! Ma questo è il bello della... diretta. In quest'Italia in cui nessuno vuole lasciare la propria “poltrona” ben vengano anche le dimissioni di un parroco accalorato. Anche se, potendo scegliere, preferiremmo che gli ecclesiastici lo facessero quando sono anche solo sfiorati da accuse gravi come quelle legate alla pedofilia e non pretendessero coperture da quella Chiesa che per troppo tempo ha pensato che nascondendo la polvere sotto il tappeto la casa potesse rimanere pulita.
Padova 04/08/2011