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Multiculturalismo e pluralismo religioso in Europa

Conferenza

Giovedì 14 marzo 2013 alle ore 18,00 alla Facoltà di Scienze Politiche - Ca' Borin – in via del Santo 22, aula B1. La prof.ssa Chantal Saint-Blancat, del Dipartimento di Sociologia, terrà una relazione sul tema “Multiculturalismo e pluralismo religioso in Europa: rinegoziare le frontiere tra religione e secolarizzazione”.

Ai giorni nostri l’idea di una società rigorosamente monoculturale può essere coltivata solo da autocrati. L’accettazione del pluralismo delle idee è un elemento insostituibile, proprio perché fondante di ogni nazione che si pretenda democratica; ne discende che le società non possano non essere multiculturali. Per multiculturalismo, tuttavia, s’intende anche qualcos’altro: una corrente di pensiero, sempre più influente, che teorizza sistemi politici che pongono al centro, anziché gli individui, le comunità. Di qui il nome con cui sono conosciuti i suoi sostenitori: comunitaristi.

La “traduzione” politica del dibattito vede una parte che ha sempre fatto del sostegno alla confessione religiosa predominante un punto centrale dei propri programmi, improntati a un approccio monoculturale e, anche se non punta più ad imporre «una sola fede» a «un solo popolo in una sola patria», resta il fatto che l’idea che gli esseri umani siano destinati a restare confinati nelle culture, o meglio nelle religioni in cui sono per puro caso cresciuti, continua a essere sostenuta con decisione. In altro versante ci si è di fatto convertiti a un modello che finisce per trasferire il principio di uguaglianza dagli individui alle comunità.

Il concetto di laicità, invece, è sempre stato inteso come possibilità di rapporti paritetici sotto l’egida dell’universalità del diritto.

In molti paesi europei si è creata una tensione e una frattura tra partiti ed elettorato più sensibile, preoccupato che qualsiasi comportamento socio-
culturale, anche il più ripugnante, possa essere legittimato. Una volta avviato il meccanismo multiculturale, non c’è modo di frenare le rivendicazioni.

A far le spese dello schema binario sono soprattutto i cittadini che non fanno e non intendono far parte di alcun gruppo: privi di una rappresentanza in grado di proteggerli davanti al potere e di esprimere le loro istanze, si ritroveranno presto con ancora minori diritti.

E' giocoforza raccogliere una sfida che è al tempo stesso giuridica e culturale.

Né mono-, né multi-.

In nome di quella pluralità di identità e di interessi, intellettuali e non, di cui ogni individuo che ha liberamente scelto di coltivarli è e sarà sempre unico possessore.